La guida al mondo offshore
Quindi se ci si sta domandando quanto ‘costa’ scegliere questa strada, e soprattutto il prezzo da pagare per aderire alla voluntary disclosure, approssimativamente già si sa che il peso delle sanzioni non raddoppierà come invece previsto per i Paesi in black list. Questo nonostante l’assenza esclusivamente ‘tecnica’ della ratifica dell’accordo stesso da parte dei rispettivi parlamenti. Ovviamente questa soluzione sarà concessa a capitali che non possano essere considerati di provenienza illecita, mentre ‘a sistemare le cose con fisco’ interverrà l’applicazione della sanzione prevista (dato che la voluntary disclosure non è un condono, anche se sfrutta delle aliquote e delle modalità di calcolo della base imponibile anche agevolate). Sui benefici che dovrebbero arrivare alle casse italiane, le stime parlano di un range compreso tra gli oltre 5 e i 6 miliardi di euro.
Non si poteva andare a toccare la questione del segreto bancario e del trasferimento di capitali tenuti in modo poco illecito in Svizzera, senza andare a toccare altre questioni, prime fra tutte quelle del trattamento fiscale dei transfrontalieri che, solo per un breve periodo di tempo, continueranno a beneficiare delle stesse aliquote svizzere anche per la quota che è sottoposta a tassazione da parte del fisco italiano (vedi Guida rientro capitali dall’ estero). Nel corso del tempo ci sarà l’adeguamento alle aliquote nazionali. Sulle quote di competenza dei due Paesi, il 30% riguarda il fisco italiano e il 70% quello elvetico. Tuttavia la dichiarazione dei redditi va fatta comunque all’Agenzia delle Entrate. E’ questa che ha poi il compito di dedurre il 70% del reddito che va sotto la tassazione da parte dei fisco della Svizzera. Il governo centrale ha quindi, in ultima battuta, l’obbligo di calcolare le addizionali comunali e le altre imposte locali dovute, in funzione delle zone in cui il lavoratore transfrontaliero ha residenza.