La guida al mondo offshore
Capitale | Ulan Bator |
Lingua | Inglese, hindi |
Moneta | Tugrik mongolo |
Forma Istituzionale | Repubblica semipresidenziale |
Imposte principali |
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Negli ultimi 10 anni il governo centrale della Mongolia ha optato per una semplificazione del settore della fiscalità, procedendo con l’eliminazione, per i redditi delle persone fisiche, del sistema a scaglioni (che arrivava fino all’aliquota massima del 40%, partendo da quella del 10%, più una soglia di esenzione), per introdurre l’aliquota fissa al 10%, con l’aggiunta dell’innalzamento della soglia di deducibilità spinta fino a 88 mila tugrik, rispetto ai precedenti 48 mila tugrik.
Anche la fiscalità applicata ai redditi di società è stata sottoposta ad una revisione, che ha puntato su una riduzione delle aliquote, che sono rimaste comunque due: 10% o 20%. A differenza di molti altri Paesi, non c’è una differenza di trattamento fiscale tra società residenti e non a livello di aliquote di base. Tuttavia per le società straniere che investono in settori considerati strategici per la crescita del Pese è prevista una lunga serie di agevolazioni, che coinvolgono anche i dazi di importazione (vedi anche Come investire oggi).
L’imposta sul valore aggiunto è stata portata dal precedente 15% all’attuale 10% e non è prevista alcuna forma di agevolazione per determinati beni. Sono previste accise per una serie di beni considerati “dannosi” per la salute. I sistema dei dazi è articolato, prevedendo variazioni anche all’interno delle varie zone municipali.
L’Italia è stata protagonista di due accordi con la Mongolia. Uno risale al 1993 e l’altro, quello che è stato incentrato sulla lotta all’evasione fiscale, basato sulla trasparenza e comunicazione dei dati, ratificato nel 2013. Quest’ultimo ha permesso anche una riorganizzazione delle modalità per evitare la doppia tassazione.