La guida al mondo offshore
Però prima di cimentarsi nella ricerca dei luoghi in cui investire o dove conviene di più per il 2015 o per gli anni successivi, ed ancora se ci sono delle possibili forme di agevolazioni (come nel caso della tassazione), bisogna rispondere ad almeno due domande basilari e cioè: che orizzonte temporale si può concedere al proprio investimento e di quale somma si può disporre?
Ci sono dei Paesi in cui con qualche migliaio di euro si può diventare proprietari di appartamenti, non in multiproprietà, ma in modo esclusivo. Un esempio è Panama, dove la situazione politica non è troppo turbolenta. Bisogna però affidarsi a delle agenzie specializzate sul mercato locale, per evitare di avere problemi con la documentazione, o addirittura rischiare di acquistare non una proprietà vera e propria ma solo un diritto, con tutto ciò che ne consegue.
Ci sono altri posti che permettono di investire all’estero con pochi soldi, ma al di là dei guadagni interessanti promessi, bisogna fare molta attenzione al quadro e alla situazione politica: un esempio è dato da molti Paesi africani, dove al momento i grandi guadagni non sono giustificati a sufficienza a causa degli elevati rischi (vedi I paradisi fiscali più sicuri). Tra i possibili investimenti proposti ci sono anche l’acquisto di quote di partecipazione in società offshore, ma nella maggior parte dei casi bisogna diffidare della regolarità delle operazioni proposte, anche per l’elevato controllo a cui si va inevitabilmente incontro.
La globalizzazione dei mercati ad ogni livello concede ai cittadini italiani di poter facilmente esportare i propri risparmi in modo del tutto legale (semplicemente dichiarandolo), per usare ad esempio una banca straniera per fare i propri investimenti, magari sfruttando una consulenza più preparata, ma soprattutto per guadagnare tempo nel pagamento delle imposte.
Infatti la differenza rispetto al regime amministrato italiano, sta nel fatto che il contribuente dovrà provvedere al pagamento delle relative imposte, con mesi, e in alcuni casi, con un anno di posticipo rispetto alla situazione ‘tutta’ italiana.