Tasse in Giappone: sistema misto e il criterio della tassa sui consumi

Come in molti altri ambiti (in cui si muove a cavallo tra tradizione e modernità), anche per quanto riguarda la tassazione, il Giappone vede un sistema fiscale ‘storicizzato’ che fonda le proprie radici in una serie di leggi di lontana approvazione (molte delle quali degli anni ’50 e ’60).

Capitale Tokyo
Lingua Giapponese
Moneta Yen
Forma Istituzionale Monarchia costituzionale
Imposte principali
  • Persone fisiche misto dal 5% al 45%
  • Per le società 15% o 25,5%

Tuttavia, a causa del prolungarsi degli effetti negativi della crisi sull’economia, nel 2012 ha introdotto una serie di nuovi incentivi, atti a stimolare alcuni settori in particolare, e a ridare una spinta agli investimenti e alle assunzioni.

Tassazione in Giappone

L’imposizione fiscale varia in funzione della categoria in cui si rientra e cioè:

  • residenti “passivi”;
  • residenti “passivi” non permanenti (tassati i redditi percepiti sul territorio anche se non prodotti in loco);
  • non residenti (solo i redditi prodotti in Giappone).

Solo i primi due ‘gruppi’ possono godere del sistema di incentivi, deduzioni e detrazioni o altre agevolazioni previste, e i loro redditi sono tassati ovunque prodotti. Il sistema fiscale è misto, e prevede l’applicazione di un’aliquota progressiva, secondo lo scaglione di appartenenza, più una somma fissa crescente (che varia sempre a seconda dello scaglione). Le aliquote per i residenti vanno dal 5% (l’unico scaglione che sconta solo l’aliquota progressiva ma non ha alcun importo fisso in aggiunta) al 45%. Per i non residenti invece è unica, pari a 20,42%. Per i proventi da capital gain l’aliquota è al 20,315% per i residenti, mentre per i non residenti si applicano le aliquote previste nei trattati internazionali.

Imposta reddito di società

Anche per i redditi prodotti dalle società giuridiche vale il principio legato alla ‘residenza’ (vedi anche Trust offshore). In quest’ottica è possibile suddividerle in società di diritto giapponese (considerate residenti) e società non residenti (queste ultimi sono tassate solo per i proventi prodotti sul territorio). Ci sono solo due aliquote: per il capitale maggiore dei 100.000.000 yen, l’aliquota è del 25,5%; invece per quelli inferiori si ha l’aliquota al 15% per redditi fino a 8.000.000, poi per l’eccedenza si ha l’applicazione dell’aliquota al 25,5%. L’aliquota del 25,5% per il 2015 e il 2016 è ridotta al 23,9%. Per le corporation c’è in più la corporate tax, che prevede l’aggiunta del 4,4%. I dividendi sono tassati al 20%, anche se in determinati casi specifici l’aliquota è ridotta al 15%. Di contro dal 2013 fino al 2037 per i proventi da dividendi, interessi, ecc, è prevista l’applicazione di una sovrattassa che è fissata al 2,1%.

Imposta sul valore aggiunto

Si parla in realtà di imposta sui consumi, con un funzionamento simile all’iva. Ci sono numerosi beni e servizi esenti, mentre l’aliquota ordinaria è passata dall’8% al 10%.

Accordi Internazionali

Per gli accordi contro la doppia tassazione le date importanti, per quanto riguarda l’Italia risalgono al 1972 e al 1982 quando sono state apportate delle modifiche e delle aggiunte.