La guida al mondo offshore
Il numero di italiani che hanno spostato la propria residenza all’estero, o meglio in paesi meno tassati è cresciuto notevolmente, dopo il mancato rispetto della promessa di raggiungere un compromesso sulla tassazione ‘più conveniente’ per tutti. Ma è realmente utile? Non sempre, infatti se si è residenti all’estero, ma si ha un conto trading presso una banca italiana, allora i guadagni ottenuti operando con esso verranno tassati, bene che vada, secondo gli accordi sulla doppia tassazione, se presenti, o nel caso di paesi nella Black list ci si ritroverà al centro di indagini e controlli da parte del fisco. Non bisogna presumere che ciò non accada ad esempio aprendo un conto trading online, come nel caso di Fineco, webank o altre banche apparentemente non ‘fisiche’ ma ugualmente tracciabili. Si tratta infatti di banche con una sede reale ‘obbligatoria’ in Italia definita normalmente ‘unica’. In conclusione, dal punto di vista della tassazione, non ci possono essere dubbi: meglio aprire un conto trading presso un broker o banca straniera (vedi anche I vantaggi del segreto bancario).
I broker per poter operare legalmente devono solo avere la licenza dell’autorità competente nel proprio Paese (come Cysec per Cipro, Fca per Inghilterra, ecc). Quindi non ci sono problemi di legalità preferendo un broker straniero. Per la scelta in funzione della sede della società che gestisce l’intermediario, si può anche guardare a Paesi che non sono nella black list (vedi Conti trading Svizzera), ma che hanno un regime di tassazione molto più clemente, specialmente quando si tratta di redditi provenienti dal trading. In molti di questi Paesi è possibile riferirsi anche a studi legali specializzati nel trovare le soluzioni più adatte alle varie neccessità con un occhio di riguardo al possibile risparmio ma allo stesso tempo senza rischiare di sconfinare nell’illegalità, perché in materia fiscale il ‘fai da te’ rischia di trasformarsi in un vero e proprio disastro.