La guida al mondo offshore
Da un punto di vista prettamente economico è possibile distinguere i Paradisi Fiscali nelle seguenti categorie:
In uno studio del 2010, l’OCSE ha individuato una lista di ben 14 Paradisi Fiscali: Belize, Brunei, Isole Cook, Costa Rica, Filippine, Guatemala, Liberia, Isole Marshall, Montserrat, Nauru, Niue, Panama, Uruguay, Vanuatu e Isole Cayman.
Questi paesi sono stati classificati come “tax haven” seguendo i principi dettati dal documento “Harmful Tax Competition: An Emerging Issue”.
In questo scritto, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, definisce come “concorrenza fiscale dannosa”, le politiche adottate da questi paesi, e individua alcuni caratteri comuni di queste esperienze:
La legge italiana classifica i paradisi finanziari o fiscali in tre categorie:
Questa distinzione potrebbe far pensare, quindi, che investire o portare i propri risparmi a Montecarlo non comporti alcun problema con la legge del nostro stato mentre, aprire un’attività alle Bahamas sia vietato.
Purtroppo non è così poiché tale distinzione è stata annullata dall’Unione Europea che, in materia di paradisi fiscali, ha recepito il Trattato GATT, il quale stabilisce l’assoluta indifferenza tra questi stati.
In seguito all’adeguamento della nostra normativa al Trattato GATT, è oggi possibile per un’azienda nata in uno degli stati suindicati, sia essa di proprietà italiana, di imprenditori locali o di paesi terzi, operare nella nostra penisola senza pagare tasse sul reddito o oneri sociali (se previsto dal regime fiscale del suo paese) a patto che tutti i suoi dipendenti siano stati assunti nello stato in cui è stata fondata.
Tutto ciò può essere un bene per i clienti di tali aziende e per gli imprenditori in grado di investire in paesi con regimi fiscali agevolati ma, allo stesso tempo, aumenta la competizione nel mercato: la globalizzazione ha allargato la scala di riferimento per le imprese, che oggi devono confrontarsi con competitors provenienti da ogni parte del mondo, anche con aziende che, grazie ad un’imposizione fiscale bassa o nulla, possono lottare più facilmente nella battaglia dei prezzi.