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Voluntary disclosure: come cambiano le sanzioni?
L’apertura di finestre atte ad “agevolare”, almeno sulla carta, il rientro di capitali detenuti all’estero e non dichiarati, pone numerose domande sulle conseguenze a cui si va incontro sia se si aderisce alla chance offerta, sia nel caso in cui si scelga di passare la mano. Il problema principale si concentra intorno alle sanzioni, soprattutto visto che la via del “condono” vero e proprio non dovrebbe essere più percorsa in futuro.
Le sanzioni senza voluntary disclosure
La ‘non dichiarazione’ dei capitali detenuti all’estero e dei relativi rendimenti, porta a tre conseguenze, riconducibili in modo diretto e indiretto alle sanzioni (vedi anche Come pagare meno tasse). La prima è quella diretta e riguarda le sanzioni applicate sui capitali (e dei relativi rendimenti) detenuti all’estero. Multe applicate anche nel caso di omessa dichiarazione di capitali spostati all’estero oppure dall’estero all’Italia (vedi anche Tracciabilità dei pagamenti). In entrambi i casi la sanzione va da un minimo del 10% ad un massimo del 50% di tali importi, con la confisca dei beni di valore corrispondente. Per il secondo effetto collaterale, c’è l’applicazione del principio della tassazione presuntiva, ovvero si parte dal presupposto che si è goduto di un vantaggio fiscale, con minore tassazione, per l’effetto delle normative dei paradisi fiscali o paesi a tassazione agevolata, il che porta al raddoppio delle imposte da pagare (che vanno da 120% a 240% di quelle altrimenti dovute con regolare dichiarazione).Questo effetto si può evitare (ovvero il raddoppio) se si dimostra che le somme sono tenute in modo lecito all’estero. Ovviamente a queste sanzioni si aggiungono, a seconda delle cause di non dichiarazione, anche gli effetti penali previsti dalla legge 167 del 90.
Le sanzioni con la voluntary disclosure
Va subito precisato che non si tratta di un vero e proprio condono, infatti le imposte non pagate vanno versate tutte e senza sconti. Il risparmio si ha sulle sanzioni, con notevoli riduzioni che saranno pari al 3% per ogni anno di mancata dichiarazione (lasciando i capitali dove sono) o 1,5% se, in più, vengono riportati in Italia. Queste riduzioni sono applicabili per capitali detenuti nei paesi della white list. Nella scelta di un’ipotetica adesione al rientro volontario di capitali all’estero non dichiarati, uno dei principali nodi da sciogliere riguarda il numero di anni per i quali l’Agenzia autorizzata a fare i controlli, potrà fare verifiche e per i quali, di conseguenza, sarà dovuto il pagamento degli arretrati delle imposte, sanzioni, ecc.